martedì 20 gennaio 2009

Isotta e Sigismondo: un amore romantico

Isotta degli Atti, terza moglie di Sigismondo, in una medaglia di Matteo de' Pasti (c. 1453), Rimini, Museo della Città.


Sigismondo Pandolfo Malatesta, in medaglia di Matteo de' Pasti (c. 1441), National Gallery of Australia.

Sigismondo Pandolfo Malatesta, il più illustre rappresentante della Casata, aveva sposato in terze nozze, nel 1459, Isotta degli Atti, donna colta e intelligente, celebrata da vari umanisti del tempo.
Tanta era la fiducia di Sigismondo nelle doti di Isotta - in diverse occasioni aveva retto il governo della città di Rimini - che la designò a succedergli. Ma alla morte di lui (1468) Roberto, figliastro di Isotta, usurpò il potere e secondo alcuni storici la avvelenò.

La tomba della nobile signora è in una Cappella del Tempio Malatestiano, detta Cappella di Isotta, o degli Angeli, o di San Michele. In questa splendida opera architettonica rinascimentale Sigismondo volle lasciare il segno della propria potenza e gloria, immortalandovi al tempo stesso l'amore profondo che lo aveva legato alla moglie.




La tomba di Isotta


Tra le decorazioni del Tempio la sigla SI (Sigismondo e Isotta) ricorre diverse volte, e ritratti di lei sono scolpiti sui pilastri della Cappella mortuaria. A proposito del Tempio, mescolanza di sacro e profano, non vennero risparmiate a Sigismondo critiche da parte del suo grande antagonista, papa Pio II.
Si deve alla requisitoria pronunciata dal pontefice contro il signore di Rimini, e alla scomunica papale del 1461, se i ritratti di Isotta vennero scalpellati e fu coperta con una nuova iscrizione in bronzo quella scolpita inizialmente sul marmo dell'arca del sarcofago.


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